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Mia Martini, la confessione di Loredana Bertè sulla sua morte è a dir poco agghiacciante: “Lui l’ha uccisa”

Mia Martini e Loredana Bertè – Fonte Ansa

Trapela la verità sulla morte di Mia Martini: secondo Loredana Bertè non si è trattato di suicidio. Sa chi è stato ad ucciderla.

Il 12 maggio 1995 moriva Mia Martini, in solitudine, a 47 anni, nel suo appartamento a Cardano al Campo. L’autopsia dell’epoca ha sempre affermato che la dipartita della cantante di Almeno tu nell’universo sia stata causata da un arresto cardiaco. Sua sorella, la celebre Loredana Bertè, non ha mai accettato le motivazioni ufficiali della morte.

Il corpo esanime di Mia Martini è stato trovato due giorni dopo il decesso dal suo manager, il quale aveva provato a contattarla più volte e che, 48 ore dopo, è entrato forzatamente nell’appartamento della cantante insieme ai vigili del fuoco, ritrovando il cadavere sul letto, con alle orecchie le cuffie del walkman. Mia è morta ascoltando musica, con il braccio proteso verso il comodino, in direzione del telefono.

Le prime voci ricondussero la causa della morte ad un suicidio, ma due mesi dopo l’autopsia confermò come motivo della dipartita un arresto cardiaco dovuto ad un massiccio uso di cocaina. Le supposizioni e i vari tentativi di ricostruire le ultime ore della vita di Mia Martini sono stati numerosi, ma solo una persona aveva un’idea diversa.

Loredana Bertè ha sempre sostenuto che non si è mai trattato di suicidio o arresto cardiaco. La sua supposizione è quella di omicidio volontario, e sa bene contro chi puntare il dito senza alcun dubbio.

Il rapporto tra Loredana e Mimì

La Bertè non ha mai spesso di parlare di sua sorella, e raccontare del rimorso di non averla salutata. Ha più volte raccontato che Mimì (era così che Loredana chiamava la sorella, con il diminutivo di Domenica) le aveva regalato un telefono cellulare. “Il messaggio era chiaro, voleva che ci sentissimo, ma io, senza un perché, lo gettai”, ha raccontato la cantante. La sera della tragedia “il telefono di casa iniziò a squillare, ma non risposi. Quella sera morì Mimì e io rimarrò sempre con il dubbio di aver perso la telefonata della vita. Non riesco a darmi pace per essere partita per un viaggio senza aver salutato Mimì, perché avevamo litigato per delle c*zzate. Provo una sofferenza continua, mi sento in colpa. Con Mimì è morta una parte di me. Quando sono sul palco la sento dentro e do tutto”.

Il rimorso è grande, e Loredana è costretta a vivere con questo dolore per il resto dei suoi anni. In più, convive con il grande dolore di aver tagliato i ponti con loro padre, uomo violento e aggressivo. E’ così che Loredana lo ricorda: “Era il mostro che avanzava in silenzio. Era l’uomo nero delle favole. Era il cattivo, il vigliacco che chiudeva la porta per non rischiare che qualcuno lo vedesse. Il p*rco che aveva un fremito. Il b*stardo che sentiva un lampo di piacere. Noi e lui. Soli finalmente. Avevo cinque anni, ero terrorizzata. In canottiera, il padre si metteva comodo e si toccava, nella nostra stanza. Io e Mimì eravamo sveglie, ma facevamo finta di dormire“.

Chi ha ucciso Mia Martini?

In molti pensano che sia stata la cocaina, altri un fibroma all’utero. Loredana però non sostiene nessuna di queste tesi, ma sa con certezza verso chi puntare il dito: è certamente loro padre. “Quando mi chiedono perché sia così sicura che sia stato lui a uccidere mia sorella, resto in silenzio, anche se avrei voglia di urlare. Lo so, è andata così. La scena me la sono immaginata tante volte. Lui che apre la porta, la trova a fumare una canna e inizia a picchiarla selvaggiamente. L’ha ammazzata di botte. Quando l’ho vista nella bara era piena di lividi” ha spiegato Loredana.

E la motivazione di questa accusa è chiara: “L’ho visto massacrare mia madre di botte a sangue all’ottavo mese di gravidanza, ricordo le mattonelle del bagno sporche. Metteva Beethoven quando doveva picchiare qualcuno. L’ho rivisto 40 anni dopo, per il funerale di Mimì“. Loredana ha confessato che quel giorno, lo avrebbe fatto cadere nella bara della sorella, a causa della forte rabbia che provava.

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Manuela la Martire