Malattia Berlusconi, la agghiacciante verità spunta solo adesso: i suoi familiari hanno nascosto tutto
Gli ultimi anni dell’ex premier sono stati colmi di problemi di salute: ma come sono andate realmente le cose?
Silvio Berlusconi ci ha lasciati alle 9.30 del giorno 12 giugno, spegnendosi nel suo letto di ospedale al San Raffaele di Milano, dove è stato ricoverato più volte durante gli ultimi mesi.
L’ex premier ha trascorso i suoi ultimi giorni di vita nel reparto di degenza ordinaria, e non in terapia intensiva nella quale è rimasto a lungo durante il primo ricovero di aprile.
Soffriva di una grave patologia legata al sangue, che l’ha consumato lentamente nonostante le numerose cure e i ricoveri prolungati. Secondo alcune fonti, aveva trascorso la prima notte in degenza in maniera tranquilla. Poi, nelle ultime ore prima della morte, le condizioni di salute dell’ex Presidente del Consiglio si sono aggravate in maniera irreversibile.
Immediatamente dopo la sua dipartita, è arrivato in ospedale il fratello Paolo, e subito dopo i figli Marina, Piersilvio, Barbara ed Eleonora. Nelle ore successive la salma è stata trasportata a Villa San Martino, residenza del Cavaliere ad Arcore, dove è stata allestita la camera ardente.
Cosa è accaduto?
Il cavaliere era stato ricoverato la prima volta, ad inizio aprile, a causa di un’infezione polmonare legata alla leucemia mielomonocitica cronica, patologia di cui soffriva da tempo. Il ricovero è durato 45 giorni, e le dimissioni sono avvenute il 19 maggio.
A distanza di soli venti giorni, alcuni valori del sangue risultavano sballati, rendendo necessario un secondo ricovero il giorno 9 giugno. L’uomo è sempre stato accompagnato dalla compagna 33enne Marta Fascina, che è sempre stata molto premurosa nei confronti del compagno. Eppure tutti si sono chiesti come mai non fossero mai trapelati dettagli sulla sua malattia fino a quel momento: i suoi familiari, a quanto dichiarato dal suo medico di fiducia, Alberto Zangrillo, sono riusciti a tenere nascosts la notizia della sua malattia per almeno un paio di anni.
La diagnosi definitiva
Il dottor Livio Pagano, direttore di Ematologia geriatrica ed Emopatie rare della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma, aveva spiegato nel dettaglio la diagnosi dell’ex premier: “Ha una prognosi migliore rispetto ad una leucemia acuta, perché è meno aggressiva. È una sindrome mielodisplastica, cioè una malattia del sangue caratterizzata da un aumento dei monociti, una componente dei globuli bianchi prodotti nel midollo osseo“.
E ancora: “Nell’ambito delle emopatie che interessano la linea dei neutrofili, i globuli bianchi maggiormente presenti nel sangue, le sindromi mielodisplastiche sono condizioni preleucemiche: non ci troviamo ancora di fronte ad una leucemia acuta, la trasformazione del resto non è la norma, e sono frequentemente più suscettibili alle cure. Questo tipo di pazienti hanno quindi una prognosi migliore perché possono essere trattati con farmaci che sono estremamente efficaci e possono avere prospettive di lunga sopravvivenza anche se hanno una età avanzata. In genere, si arriva a trattarli anche a 90 anni“, aveva dichiarato il medico qualche giorno fa.